Indagine iniziale: 28 gennaio 2004. Ultimo aggiornamento: 29 gennaio 2004.
Indagini antibufala consultate dal 7/11/2003:
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In sintesi: circola su Internet una serie di messaggi secondo i quali il figlio del parlamentare Marcello Dell'Utri avrebbe investito una signora a Milano, ma la notizia sarebbe stata insabbiata. Le evidenziazioni sono mie; ho tolto il nome del privato cittadino coinvolto per ovvie ragioni di privacy.
Ecco alcuni dei testi che circolano per raccontare la vicenda:
Tre settimane fa,
a Milano, una signora e' finita sotto una Citroèn. Nella macchina
dell'investitore i vigili trovano una siringa con ago, un cucchiaino e
della polvere bianca. La signora va all'ospedale, la polvere in
analisi e il guidatore a casa sua. La signora (l'incidente è avvenuto
il 31 ottobre alle sei del mattino, all'angolo fra Moscova e Porta
Nuova) si chiama V.P. [nome rimosso per privacy], la polvere e' un mix di cocaina e caffeina, il guidatore si chiama Marco Dell'Utri; nessuno dei tre e' finito in tv o sui giornali. Fatti come questi fanno notizia e allora perchè? Perchè Marco Dell'Utri e' il maggiore dei figli del parlamentare di Forza Italia Marcello Dell'Utri. Se qualcuno legge "Il Giorno", la notizia è nel numero del Novembre. ********* Fatti come questi fanno
notizia, ma dato che Marco Dell'Utri e' il maggiore dei figli del
parlamentare di Forza Italia Marcello Dell'Utri, tutto tace.
Un grave incidente, alla guida il figlio di un personaggio notissimo,
una donna in prognosi riservata. E poi c'è la droga. Sono gli
ingredienti che compongono uno scarno fascicolo inviato dai vigili
urbani in Procura quattro giorni dopo il fatto. Poche righe di sintesi,
l'esito degli esami tossicologici, e il rimbalzo al sostituto di turno.
Come per togliersi un peso, sia pure tardivamente. Il 31 ottobre alle 6 del
mattino viaggiava da solo, nell'auto intestata a sua sorella, Marco
Dell'Utri, il maggiore dei figli del parlamentare di Forza Italia. Un
ragazzo di 23 anni a bordo di un'auto, poco dopo l'alba, e a pochi
passi da casa sua. E' infatti in via Moscova, all'angolo con corso di
Porta Nuova, che si verifica l'incidente. La «Citroen Saxo» guidata dal
giovane si scontra con un'altra macchina, a bordo una donna di 34 anni, V.A.P.[nome omesso per privacy].
L'impatto è importante: il nucleo radiomobile dei vigili urbani
interviene pochi minuti dopo, nelle strade ancora deserte di un
tranquillo fine settimana. Sia il giovane sia la donna
vengono portati al vicinissimo Fatebenefratelli. Ma mentre il ragazzo
rifiuta il ricovero, dichiara di stare bene, la giovane non se lo può
permettere: è in gravissime condizioni. Viene prima portata in
Rianimazione, quindi trasferita giorni dopo in Neurochirurgia, dove è
tuttora, per un ematoma cerebrale sottodurale. Starà a lei, quando
potrà, valutare il peso della vicenda. Il fascicolo giunto nelle mani
del sostituto di turno, se la donna decidesse di presentare querela,
avrebbe a quel punto un titolo di reato: lesioni colpose. Sembrava
un brutto incidente, come i tanti che infestano a cadenza quotidiana la
città. Non lo è. I vigili intervenuti osservano l'auto e vedono che
dentro c'è qualcosa di troppo evidente, persino abbagliante. Sul
tappetino a destra della guida della Saxo ci sono una siringa con ago,
un cucchiaino, della polvere bianca e del liquido residuo. Quasi
certamente droga. È con imbarazzo e assoluta
discrezione che i vigili chiamano i cani antidroga del comando di
polizia municipale. L'auto viene ispezionata e annusata: e, a parte la
siringa e il suo contenuto subito sequestrati, non risulta altro. E
ancora con assoluta discrezione, la sostanza trovata viene inviata in
un ufficio defilato, nel laboratorio chimico e tossicologico
dell'Agenzia delle dogane (che è l'ufficio fiscale) di via Marco Bruto
14. L'esito è quasi immediato e
scontato: cocaina e caffeina insieme, droga potenziata dall'eccitante.
C'è un sospetto: il giovane con ogni probabilità l'aveva appena
assunta. Se lo stupefacente possa avere avuto un ruolo nell'incidente,
o no, chi può dirlo? Comunque sia, Marco Dell'Utri viene segnalato per
violazione della legge sugli stupefacenti alla Prefettura. Così la cronaca cadenzata di
quelle prime ore del 31 ottobre. Poi il fascicolo si arena: non viene
inviato in Procura per la convalida della perquisizione sul veicolo.
Giunge al magistrato di turno solo la sera del 4 novembre. Pochi fogli
preceduti da un rapporto a dir poco laconico, una ventina di righe che
non danno conto nè della via dell'incidente, nè delle modalità: neppure
del fatto se la donna fosse a bordo di un'auto o a piedi. ******* la legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale che per altri. Solo un silenzio irreale, un'ora e un quarto di niente. Siamo all'angolo fra via Moscova e corso di Porta Nuova. [nome omesso per privacy]
ingrana la seconda, poi la terza, che stamattina sembra di guidare sulla
moquette. Il botto, assordante, riesce a sentirlo pure lei. Il
quartiere maledice quel clacson ostinato, ma a lei il resto dei
dettagli sfugge: c'è stato lo schianto, il fragore delle lamiere, e poi
più nient'altro. Non sente le le ambulanze e le auto del nucleo
radiomobile dei vigili urbani, che pure arrivano sul posto a sirene spiegate nel giro di qualche minuto Nè si accorge che ora il
clacson non suona più, che con le cautele del caso i volontari l'hanno
liberata da quella posizione innaturale adagiandole la schiena sul
sedile. Che non sente più il freddo del volante sulla tempia. Li portano al Fatebenefratelli, lei e l'altro, quello della Citroên Saxo. Anche lui si è fatto male. Lo visitano e dispongono il ricovero. Lui rifiuta, dice che sta bene. Glielo sconsigliano, ma non gliene frega. Nella Saxo abbandonata agonizzante in via Moscova c'era qualcosa che andava nascosto. Ora è tutto chiaro. Ma è anche troppo tardi. A casa, papà saprà senz'altro mettere a posto le cose. Sul tappetino alla destra della guida i vigili notano una siringa, un cucchiaino, polvere bianca e del liquido. Chiamano il comando di polizia, e quelli arrivano con i cani antidroga. I pastori tedeschi nasano tutto attorno, ma non trovano altro. Ci sono solo quella siringa, il cucchiaino e tutto il resto. Il laboratorio chimico e tossicologico impiega pochissimo ad analizzarli. Il responso è: cocaina mista a caffeina. Il tipo della Saxo viene segnalato alla Prefettura per violazione della legge sugli stupefacenti. Andrebbe incriminato anche per lesioni colpose, ma non si può. Serve la testimonianza di [nome omesso per privacy], che però è al Fatebenefratelli, impegnata nel trasloco da rianimazione a neurochirurgia. Ematoma cerebrale sottodurale, si chiama, e che non è una cosa bella glielo diranno quando si sveglia. Se si sveglia. Allora verrà a sapere a che
il tizio della Citroên era il ventitreenne Marco Dell'Utri, figlio
maggiore di tanto padre, e che si sono persino scordati di
sequestrargli la macchina. |
Non è una bufala nel senso che la notizia è stata effettivamente pubblicata dal Giorno del 6/11/2003.
L'articolo originale, a firma di Tino Fiammetta, è attualmente ancora
reperibile al link citato in alcune versioni dell'appello: http://ilgiorno.quotidiano.net/chan/87/8:4911399:/2003/11/06.
La notizia è stata riportata anche da Clarence.com in un articolo a firma di Gianluca Neri del 24/1/2004: http://www.clarence.com/contents/cultura-spettacolo/quarantadue/archive/004163.html#004163.
Immettendo in Google le parole chiave degli appelli si trovano
moltissimi siti che riferiscono della vicenda, ma si tratta di
ripetizioni di quanto già descritto da questi due articoli che quindi non possono
essere considerate come fonti di ulteriore conferma indipendente.
I dettagli descritti negli appelli in circolazione corrispondono sostanzialmente a quanto riferito da questi articoli, con l'eccezione che secondo gli articoli la signora non è "finita sotto una Citroen", frase che sembrerebbe intendere che la signora è stata travolta mentre era a piedi e farebbe ricadere la colpa dell'incidente chiaramente su Dell'Utri junior, ma è stata investita mentre era a bordo della propria auto. La dinamica e le responsabilità sono quindi meno chiare di quanto sottintende l'appello.
C'è anche un seguito: un articolo pubblicato dal Giorno del 7/11/2003 e disponibile presso http://ilgiorno.quotidiano.net/chan/70/7:4914601:/2003/11/07, a firma di "Ma. Ro.", secondo il quale esiste "una
richiesta di chiarimenti dalla Procura della Repubblica alla vigilanza
urbana. L'ufficio del sostituto procuratore Francesco Greco, magistrato
di turno che ha recepito il primo rapporto, chiede una relazione che
scandisca momento per momento l'intervento fatto il 31 ottobre alle sei
del mattino in via Moscova, all'angolo di corso di Porta Nuova: quando
la «Citroen Saxo» guidata dal 22enne Marco Dell'Utri, figlio del
parlamentare di Forza Italia, investì l'auto di una donna." Quest'ultima
frase sembrerebbe dare la colpa dell'incidente a Dell'Utri (a meno che
la signora sia per esempio passata col rosso). L'articolo, inoltre,
nota il particolare curioso che "gli agenti avrebbero perso di vista il giovane senza più riuscire a rintracciarlo".
Pur avendo io poca fiducia nei giornalisti in generale, viste le bufale
che hanno preso in altre occasioni documentate dal Servizio Antibufala,
vorrei concedere il beneficio del dubbio e considerare le notizie
riportate come vere fino a prova contraria, almeno nella loro essenza. Con le mie modestissime
risorse di detective antibufala a mezzo servizio non posso andare a
verificare di persona se esiste un verbale o a sentire testimoni.
Volendo essere molto scrupolosi, non posso escludere un'omonimia, dato che dai pochi elementi che ho per ora a disposizione non è chiaro come si sia arrivati alla conclusione che il Dell'Utri in questione è proprio il figlio del parlamentare, ma mi sembra un'ipotesi remota. Voglio sperare che prima di pubblicare la notizia i giornalisti abbiamo verificato le informazioni senza arrivare a scrivere conclusioni affrettate. Forse è una speranza ingenua, ma staremo a vedere.
Resta la questione dell'accusa di insabbiamento, sulla quale dico
solo che può trattarsi sia di un abuso di influenze politiche, sia di
un tentativo di screditare un politico attribuendogli in qualche modo le colpe
(peraltro da accertare) del figlio. Non sta a me dirlo e la dietrologia
non è il mio forte.
Per il momento è tutto quello che so: ho cominciato a scrivere questi pochi appunti per rispondere al gran numero di richieste d'indagine che mi sono pervenute. La sostanza dell'indagine è che l'appello che circola non è totalmente infondato ma si basa su almeno due articoli di giornale. Se ci sono aggiornamenti, li troverete qui.
Se avete qualche dettaglio o correzione da contribuire a quest'indagine antibufala, scrivetemi presso topone@pobox.com. Grazie!